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Il ritratto

Il ritratto

L’attrezzatura

L’attrezzatura adatta al ritratto può essere infinita; ogni professionista dispone di un considerevole numero di strumenti e accessori, ma molto spesso finisce per utilizzarne solamente due o tre. Un buon dilettante potrà  avere ottime soddisfazioni pur senza mantenere un sofisticato atelier. Sarà  particolarmente utile quindi avere una panoramica degli strumenti più comunemente usati, tra i quali sarete voi a dover scegliere, compatibilmente con le vostre tasche.
Ottime per il ritratto sono le diffusissime fotocamere 35 mm, soprattutto quando per tale scopo si montino gli obiettivi più adatti. L’esercizio del ritratto non è però escluso a chi non possieda una fotocamera dotata di obiettivo intercambiabile, dette appunto ad obiettivo fisso.

Bisognerà  però tenere conto di alcuni piccoli accorgimenti:

1, non avvicinarsi troppo al soggetto;

2, curare molto l’eleganza della posizione della figura;

3, fare in modo che l’attenzione di chi guarderà  la foto sia attratta dall’insieme degli elementi che compongono l’inquadratura, in modo che non sia indispensabile una perfetta definizione dei dettagli;

4, non pensare ad un ingrandimento molto spinto.
Diamo qui di seguito le lunghezze focali in mm. degli obiettivi per queste fotocamere: il grandangolare (28mm) e il corto fuoco (35mm), si usano solo nei rari casi in cui si voglia ottenere un effetto grottesco, poiché questi obiettivi esaltano la prospettiva, riprendendo con un angolo di visuale più o meno ampio (gli elementi più vicini all’obiettivo di conseguenza appaiono molto più grandi degli elementi più distanti); l’obiettivo cosiddetto “normale” (50mm), in genere compreso nella dotazione standard, è adatto al ritratto a condizione che non lo si usi troppo vicino al soggetto: conviene usarlo ad almeno 1 metro e mezzo di distanza e poi ingrandire in fase di stampa (quest’obiettivo in ogni caso è un po’ il jolly utile per tutti gli usi); l’obiettivo a lungo fuoco 80-135mm, ma non il teleobiettivo), è certo l’ideale: permette di dare un immagine del volto – se si desidera il primo piano – che occupa una grande parte del fotogramma, isola discretamente il volto dallo sfondo che rende ancora più sfocato se il diaframma è molto aperto, creando un gradevole effetto e ammorbidendo, nello stesso tempo, certi particolari del viso (rughe, pori, ecc) che un diaframma più chiuso renderebbe in modo impietoso. L’obiettivo a fuoco lungo inoltre, ci dà una giusta proporzione fra i vari elementi che compongono il volto, e ci restituisce una immagine del soggetto più vera, più simile a come siamo abituati a vederla con gli occhi: è forse l’ideale per il ritratto fotografico “professionale”.
Passiamo ora a considerare gli accessori essenziali per il ritratto, tra i quali è bene ricordare: il filtro diffusore soft), che attenua il potere risolvente dello obiettivo, senza però peggiorare la qualità  plastica dell’immagine. In commercio ne esistono tantissimi e con varie gradazioni di flou, cross screen, ecc. L’effetto flou (come una sottile rete interposta tra fotografo e soggetto), può essere ottenuto anche semplicemente applicando un pezzo di calza di nylon ben tesa davanti all’obiettivo e fissata con un elastico; il cavalletto, uno strumento per il ritratto classico “studiato”, cioè “in posa”; è bene sia abbastanza solido, con una colonnina centrale elevabile e testa inclinabile nei due sensi. In commercio ne esistono di vario tipo: sui 30€ sono ottimi per gli amatori (ai quali non serve certo l’ultimo ritrovato in fatto di tecnologia… pure parecchio costoso), anche se alle volte è meglio spendere qualcosina in più per poter contare su un treppiede veramente affidabile e con le frizioni ben dimensionate, specialmente se si adoperano macchine pesanti; lo scatto flessibile è utile per evitare che la macchina fissata al cavalletto sia soggetta a scosse; meno interessanti per gli amatori sono i pannelli riflettenti di polistirolo o argentati opachi, pure in grado comunque di dare se ben usati un validissimo supporto; un flash usato in esterno avrà  lo stesso effetto, anche se più consistente, di un pannello riflettente e sarà  utilissimo per schiarire le ombre specie con sole alto; per calcolare una esatta esposizione conviene usare l’esposimetro: chi non lo possedesse può trovare un valido aiuto nelle istruzioni inserite nelle confezioni delle pellicole, mentre è praticamente inutile per le digitali,anche di basso livello, con le quali si può controllare qualsiasi aspetto legato alla luce e non solo.
Anche per fotografare le persone valgono alcuni criteri essenziali circa la scelta delle pellicole sia in bianco e nero che a colori. È noto che le pellicole in bianco e nero di bassa (fino a 50 Asa) e media sensibilità (da 50 a 160 Asa) richiedono tempi di esposizione più lunghi (o diaframmi più aperti) ma hanno il pregio, specie nel formato 35mm, di avere una grana più fine, e quindi hanno maggiore “definizione”. Questa prerogativa è apprezzabile soprattutto quando il ritratto deve essere molto ingrandito. Le pellicole cosiddette rapide (da 160 fino a 400 Asa) permettono di scattare istantanee anche in cattive condizioni di luce, ma possono presentare una immagine con la grana molto evidente. Tutto ciò può tuttavia essere utilizzato in maniera creativa, segnando il volto con ombre ad effetto drammatico, o costituire un piacevole effetto grafico “impressionistico”, soprattutto se il negativo è ingrandito su carta più contrastata che evidenzia la grana. Le pellicole a colori si dividono in due grandi categorie: quelle negative e quelle invertibili. Le pellicole negative sono utili se la fotografia è destinata ad essere stampata su carta. Consentono di stampare un numero praticamente illimitato di copie nei più svariati formati, e di realizzare quella elaborazione di camera oscura che è l’inquadratura, la ricerca di un particolare. L’ingrandimento a colori da negativo inoltre costa sensibilmente meno dello ingrandimento da originale invertibile, perché per avere risultati ottimali si ricorre al procedimento di stampa senza internegativo. Le pellicole invertibili danno i risultati più soddisfacenti se si considera la resa del colore. Sono destinate alla proiezione dopo essere state montate in telaini di cartone, plastica o metallo. Si chiamano diapositive, cioè “positive trasparenti”. Sono anche il documento originale più valido per le immagini destinate alla pubblicazione su libri e riviste e per varie operazioni di fotomontaggio e di elaborazione in camera oscura. Di quest’ultimo tipo esistono in commercio quelle per luce diurna (tipo A) e quelle per luce artificiale (tipo B), utilizzabili in condizioni di luce differenti da quelle indicate con gli appositi filtri di conversione consigliati dalla casa produttrice.

La ripresa: operazioni preliminari

Ora è giunto il momento di fotografare! Ma prendiamo in considerazione prima alcuni aspetti preliminari che il più delle volte sfuggono, ma che sono spesso incisivi sulla buona resa finale della foto, aspetto poco importante per le digitali (con le quali si può cancellare e rifare lo scatto) ma fondamentali nelle meccaniche (non conoscendo la resa, non possiamo tornare indietro).
Cominciamo con la messa a fuoco. Ricordarsi di considerare sempre come punto critico gli occhi del soggetto, soprattutto fotografando a tutta apertura di diaframma e con poca profondità di campo: in molte macchine reflex di buon livello, esistono stigmometri o zone a microprismi che ci aiutano in quest’operazione. È bene ricordarsi comunque che dopo questa messa a punto bisogna concentrarsi sull’inquadratura: non è detto che gli occhi debbano essere necessariamente al centro dell’immagine, ma è opportuno che lo siano solo nel momento della messa a fuoco. In esterno e in interno, attenti allo sfondo: presi da altri problemi, ci si può dimenticare che anche elementi del paesaggio assolutamente estranei alla nostra composizione vengono impressi sulla pellicola! Sviluppate quindi anche un certo spirito d’osservazione. Punto di focale importanza è l’angolo di ripresa: se si è alle prime armi è consigliabile tenere la macchina all’altezza degli occhi del soggetto per evitare spiacevoli sorprese. Fotografando a mano libera è bene potersi spostare con facilità e adottare un angolo di ripresa che non alteri il soggetto. (vedi box in basso). Fate molta attenzione anche all’esposizione: moltissime delle macchine reflex in commercio possiedono esposimetri incorporati, di varia natura, che ci aiutano tramite misurazioni elettroniche ad impostare una corretta esposizione; è bene in ogni caso non dimenticare di portare al centro del fotogramma il volto del soggetto da fotografare, e comunque di non rinunciare a “ritoccare” a proprio gusto i valori freddi dell’esposimetro. Un buon comportamento per il fotografo meticoloso che volesse razionalizzare questa esperienza: annotare tutto, confrontare con la pellicola dopo lo sviluppo e conservare poi le note e le critiche in una specie di diario. Per quanto riguarda il tempo di posa, evitare tempi troppo lunghi se non si dispone di un cavalletto o di un valido appoggio.

Suggerimenti per i più disattenti

La polvereè una grande nemica sia dell’ottica che della meccanica della fotocamera; la ditata sull’obiettivo non solo può creare un’immagine alonata o leggermente flou, ma può sciupare lo strato antiriflettente: un corredo semplicissimo per la pulizia è l’accessorio più utile per il fotografo che vuole una lunga vita per la sua camera ed è costituito da un soffiatore e da un pennello con morbidissimi peli di martora, da cartine dalla fibra delicatissima e da uno speciale detersivo (lens cleaner) da usare parsimoniosamente in caso di necessità. Non strofinare mai fazzoletti o le stesse cartine sull’obiettivo prima di aver soffiato via la polvere: si potrebbe scalfire il delicato strato antiriflettente applicato davanti a tutti gli obiettivi moderni. Manovrare il pennellino molto leggermente, quasi sfiorando l’obiettivo, e passare la cartina con mano leggerissima.

*Soggetto un pò basso

Abbassarsi un pò prima di scattare, ma senza esagerare.

*Primo piano

Evitare di ingrandire la fronte del soggetto riprendendolo dall’alto, e a non costruirgli una mandibola da pugile inquadrandolo dal basso.

*Ripresa dall’alto

Se troppo accentuata, deforma il soggetto falsandone le proporzioni.

*Ripresa dal basso

Se troppo accentuata, crea nel soggetto un effetto a piramide. La persona sembra un gigante.

I soggetti

Esistono diversi tipi di ritratto: formale, informale, posato, di gruppo, ognuno con elementi suoi distintivi e pregi/difetti da tenere in considerazione.
La foto di gruppo è senz’altro il ritratto più difficile. Bisogna cogliere il momento in cui ogni individuo è personaggio, esprime il vero aspetto della propria personalità; il luogo che unifica personalità diverse deve essere oggetto di attenta ricerca e deve avere nella composizione la massima cura da parte dell’autore. Fondamentale, soprattutto per chi è alle prime armi, cimentarsi con vari metodi di inquadratura, elaborando una sequenza dal sapore cinematografico: ma essendo la fotografia un’arte, non bisogna dimenticare l’importanza della libertà di esprimersi. Vediamo nel box qui sotto varie inquadrature:

*Il totale

L’ambiente nella sua totalità , compatibilmente con l’angolo di ripresa dell’obiettivo. Poco determinante nel ritratto.

*Il campo lungo

Soggetto abbondantemente circondato dall’ambiente, importante, e utile per dare informazioni sulla personalità del soggetto.

*Figura intera

Persona presa dalla testa ai piedi, con un po’ di “aria” per non costringerla fra i bordi del fotogramma.

*Piano americano

Figura tagliata press’a poco all’altezza delle ginocchia.

*Mezzo primo piano

Figura tagliata a metà  torace. Importante la posizione corretta delle braccia.

*Primo piano

Il taglio è ora all’altezza delle clavicole. Bilanciare gli spazi sopra e intorno al soggetto perché risulti armoniosa la composizione; lo sguardo, l’espressione, hanno un’importanza fondamentale.

*Primissimo piano

Il volto occupa interamente il fotogramma. Spesso è utile usare un filtro diffusore, il cross-screen o la solita calza di nylon. Attenzione ai particolari.

Per particolari, specialmente con macchine “non professionali”, sono le deformazioni di prospettiva, o l’eccessivo risalto di rughe o imperfezioni della pelle. Con una serie di inquadrature in atteggiamenti diversi e con “piani diversi” è più gradevole fare un vero e proprio racconto fotografico.
La spontaneità del soggetto è fondamentale per la buona riuscita di una foto-ritratto. È il fotografo che deve ricorrere a quei piccoli trucchi psicologici che impediscano al soggetto inquadrato di assumere pose innaturali che potrebbero risultare assolutamente antifotogeniche. Un bambino si sente rassicurato se ha accanto il giocattolo preferito o meglio un animale cui è affezionato. Infine, è un errore spesso compiuto quello di far togliere al soggetto gli occhiali: meglio cercare con pazienza un angolo per eliminare i riflessi piuttosto che “vuotare” l’espressione di un miope fotografandolo senza occhiali.
Si parlava prima di fotogenia: è difficile però darne una definizione soddisfacente. In generale, soggetti molto belli non sono altrettanto gradevoli in fotografia, e viceversa. Solo l’esperienza permette con il tempo di individuare i belli “poco fotogenici”.
A volte, un gesto rapido del capo, una mossa graziosa, un gesto abituale e inconscio, fissati con un tempo breve, mettono in risalto il carattere di un soggetto denotandone la spontaneità e accrescendo il “godimento” della fotografia, più di quanto possa fare la foto dello stesso soggetto in posa.

Ripresa in esterno

Per fotografare occorrono macchina fotografica, pellicole e… luce! La stessa foto con lo stesso soggetto può avere decine di sfumature diverse a seconda dei diversi tipi di luce; vediamo i principali:

*Sole di fronte al soggetto

Da sconsigliarsi: risultati piatti, perdita di rilievo, soggetto infastidito, ombra del fotografo nel campo di ripresa.

*Sole di fianco

La soluzione migliore, evita smorfie ed ombre indesiderate.

*Sole a picco

È da evitarsi, meglio le ore intermedie della giornata.

*Sole alle spalle

Il classico controluce: d’ effetti magnifici, ma non sempre di facile realizzazione, causa i notevoli contrasti di luce.

*Sole leggermente velato

Dà  in genere i risultati migliori.

Suggerimento utile: la condizione migliore, specialmente per i principianti, si trova in un ambiente con una buona luce diffusa (perfetto un cielo coperto da nuvole bianche); infatti, la luce diffusa disegna il volto “ammorbidendone” i tratti.
La correzione, a meno di un effetto voluto, della luce del sole sul volto è la prima preoccupazione del ritrattista: ottimi diffusori sono anche un muro bianco, la stessa neve o la stessa spiaggia, che però devono essere usati sapientemente. Un foto ricercata, può utilizzare anche un pannello di polistirolo bianco (cm 50×100), sufficiente per una buona correzione. In alcuni casi può tornare utile il flash (calcolando il giusto rapporto tra valore luce e numero guida del flash). Il controluce – che apparentemente potrebbe complicare i calcoli di esposizione – in realtà offre al ritrattista fantasioso un’infinita gamma di effetti spesso molto suggestivi, soprattutto se usati con garbo, gusto e moderazione. Nel ritratto in esterno è importante non dimenticare di tener conto della profondità di campo dell’obiettivo in rapporto alla chiusura del diaframma; se si vuole “staccare” il personaggio dallo sfondo si usa un diaframma molto aperto aumentando di conseguenza la velocità dell’otturatore. Se si vuole ottenere un effetto di maggior presenza dell’ambiente con i suoi particolari, si opererà in maniera inversa: diaframma chiuso e otturazione più lenta (entro i limiti dell’istantanea), se la camera è tenuta in mano, con possibilità anche di tempi più lunghi se la macchina è su cavalletto e il soggetto non si muove.
Si tenga anche presente che più è lungo il fuoco dell’obiettivo (per l’effetto prospettico di un angolo di ripresa più stretto), più lo “sfondo” tende ad apparire più vicino di quanto non avverrebbe con l’obiettivo normale o con il grandangolo.

Ripresa in interno

Tralasciando la “ripresa in studio”, poco interessante ai nostri fini (per informazioni e suggerimenti, contattare simone.gianolio @ virgilio.it), passiamo a consigli e suggerimenti per la ripresa in interno, spesso in grado di dare soddisfazione anche al dilettante che, non disponendo di una attrezzatura sofisticata, con spirito di osservazione, gusto, un po’ di pazienza e inventiva può ottenere notevoli risultati tecnici ed estetici.
Per ottenere un buon ritratto è necessario iniziare con lo studio attento della personalità del soggetto, delle sue abitudini, del suo stato d’animo, di tutto ciò che lo circonda e che valorizza i suoi gusti e le sue tendenze. La casa dà già un’indicazione abbastanza precisa di chi la abita: naturalmente in questa ambientazione dovrà essere ben disposto ogni elemento che la compone; soprattutto il taglio di luce principale dovrà rispettare quello naturale (luce dalla finestra). Per i particolari, un breve studio nella storia dell’arte per vedere come essi sono stati trattati dai grandi del passato, magari rifiutando in seguito completamente i loro canoni, puòcostituire un valido approccio.

Il trucco

Un trucco leggero, ben applicato, può migliorare notevolmente il risultato fotografico finale. Tralasciamo in questa sede suggerimenti per l’applicazione del trucco stesso, non sono certo il soggetto più adatto per darne… Vediamo invece qualche piccolo accorgimento da tenere a mente, soprattutto per i primi piani:

*Cipria

Se troppa, conferisce un aspetto opaco e piatto.

*Lucidità

Naso e zigomi lucidi aumentano la rotondità del volto.

*Imperfezioni

Imperfezioni e cicatrici devono essere corretti con il colore e con uno strato coprente.

*Fondotinta

Zone arrossate della pelle possono essere eliminate applicando un fondotinta più leggero, coprendo poi tutto il volto con uno strato leggero di fondotinta del colore dell’incarnato.

*Rosso in crema

Per vivacizzare una pelle olivastra stendere un po’ di rosso in crema per guance.

Con questo si può dire conclusa (almeno per ora) la lezione riguardante il ritratto.