Osservare la Luna
Introduzione – Durante la maggior parte del mese, la Luna è la protagonista della notte e l’oggetto celeste che attira l’attenzione degli astrofili, nel bene o nel male.
Solitamente il primo oggetto puntato da un neofita alle prime armi è proprio la Luna, oggetto affascinante della notte per eccellenza. In effetti la Luna è tra i corpi celesti più facilmente accessibili e facili da osservare.
La distanza media che ci separa dalla Luna è di 384400 km. Il Sole è 390 volte più lontano. La Luna ruota intorno alla Terra con un’orbita leggermente ellittica che la porta ad una distanza minima dal pianeta chiamata perigeo (che corrisponde a circa 364.400 km) e ad una distanza massima chiamata apogeo (che corrisponde a circa 406.730 km). Inoltre perigeo e apogeo non sono costanti, a causa di complicate perturbazioni gravitazionali esercitate dal Sole e non solo.La Luna è talmente grande, nelle dimensioni, rispetto alla Terra che il sistema Terra-Luna non ha eguali in tutto il Sistema Solare, la Luna è infatti di dimensioni pari a quasi un quarto della Terra.
Per compiere una rivoluzione intorno alla Terra, la Luna impiega 27 giorni, 7 ore, 43 minuti. Questo è il periodo che occorre affinché la posizione della Luna ritorni ad essere la stessa rispetto alle stelle fisse, ed è chiamato mese siderale, considerando che la Luna si muove rispetto alle stelle di 13° al giorno. Per completare invece un intero ciclo di fasi e ritornare nella stessa posizione osservata da Terra, occorre aggiungere un paio di giorni al mese siderale per arrivare ad un periodo di 29 giorni, 12 ore e 49 minuti, chiamato mese sinodico, che rappresenta un’intera lunazione. Per i calendari lunari vengono quindi tenuti in conto i mesi sinodici.
Rispetto al Sole e alle stelle, la Luna ruota attorno al proprio asse in un periodo che è sincrono con la rivoluzione ma, poiché rispetto alla Terra la Luna non ruota se non per piccole variazioni chiamate librazioni, essa mostra al pianeta sempre la stessa faccia, cioè il 50% della superficie lunare. In realtà, grazie alle librazioni, riusciamo a vedere complessivamente il 59% della sua superficie.
Ogni punto della superficie lunare viene illuminato dal Sole per un periodo di circa due settimane, seguito da un periodo uguale di ombra. Ne consegue che la temperatura superficiale subisce ampie variazioni da +100°C a -170°C.
Tecniche per osservare la Luna – Anche ad occhio nudo è semplice notare le differenze della struttura superficiale del nostro satellite. Infatti sono ben visibili le macchie, chiamate “mari” che sono delle vaste pianure. Basta avvicinare l’occhio ad un piccolo telescopio per far sì che le suddette differenze si trasformino in strutture come mari pianeggianti, regioni montagnose o crateri.
Se si osserva la Luna quando è piena, appare troppo luminosa ed è difficile individuare singole formazioni. E’ consigliabile osservare la Luna durante le sue fasi, soprattutto presso la linea che divide la parte illuminata da quella in ombra, chiamata terminatore. In questa zona i raggi del Sole colpiscono la superficie con un’inclinazione obliqua, aumentando i contrasti. Ne risulta che anche dettagli fini proiettino ombre di elevata entità, consentendo una visione più dettagliata. Si capisce quindi che quando la Luna è piena, illuminata cioè frontalmente, ogni ombra è cancellata e il senso di profondità è perso. In questa fase però, il contrasto tra le pianure scure e le regioni montuose chiare, è più facile da cogliere. Inoltre è possibile individuare le raggiere di alcuni crateri, altrimenti invisibili.
La Luna si presenta ai nostri occhi come un mondo grigio, senza atmosfera e possiamo dire geologicamente inattivo, in quanto, il processo di raffreddamento del mantello sembra terminato. Profondamente segnata da impatti meteoritici, mostra ai suoi osservatori la stessa faccia da migliaia di anni. Eppure rimane oggetto di costanti osservazioni che hanno portato nel tempo a non ritenere il nostro satellite un corpo morto. Da anni si osservano fenomeni chiamati TLP, ossia fenomeni lunari transienti. I TLP sono sporadiche comparse di nubi di polveri all’interno di crateri, appaiono come zone brillanti rispetto alla superficie osservata, hanno evoluzione solitamente rapida e non lasciano segni sulla superficie dopo l’apparizione.
Nonostante sia di facile osservazione, il nostro satellite è trascurato, forse perché mostra sempre la stessa faccia, gli stessi mari, le stesse catene montuose… E’ lì invariato da millenni. Eppure vi assicuro che è molto meno statica di quanto sembri. E’ vero che rivolge a noi sempre la stessa faccia ma, grazie al Sole, i suoi particolari cambiano ogni giorno, mostrando gradualmente l’interno dei crateri, nascondendo pian piano formazioni per metterne in risalto altre, rendendo brillanti particolari invisibili il giorno prima.
Provate a seguire per una volta un intero ciclo di fasi: scoprite i suoi cambiamenti, lasciatevi rapire dalla sua bellezza. Si mostrerà ai vostri occhi un mondo tutt’altro che “noioso”.L’osservazione della superficie lunare è altamente educativa dal punto di vista geologico, proponendo, non alterate da opera umana, da vegetazione o da pioggia e vento, strutture che sulla superficie terrestre possiamo solamente immaginare, dedurre per via indiretta. Già un semplice binocolo fa balzare all’attenzione la differenza sostanziale esistente tra i mari, vaste distese praticamente lisce, e le terre, che contrastano per il colore nettamente più chiaro e per la ricchezza di crateri di ogni dimensione. Già un rifrattore da 60 mm propone tanti di quei particolari che l’occhio è costretto a sostare qua e là, colpito dalla bellezza di un particolare o dalla stranezza di una forma.
Puntando lo strumento verso la cuspide sud della falce di 2-3 giorni si osservano una serie di punti bianchissimi: sono i monti Leibnitz, alcuni alti più dell’Everest, una catena che guida verso la zona illuminata e sotto la quale, grazie alla luce cinerea, si intravede il suolo non ancora sfiorato dalla luce diretta.
Scendendo lungo la zona illuminata che va allargandosi, si osserva una regione relativamente pianeggiante nei pressi del bordo (Mare Australe), mentre al terminatore il suolo è completamente coperto di crateri, grandi e piccoli, alcuni così profondi da apparire come un semplice anello lucente sospeso nel buio.
oggetto: Luna 12° giorno
data: 31/08/2003
località: Frosinone (FR)
strumentazione: 12cm f/8.3 refractor + Olympus C-4000Z – metodo afocale (40X)
autore: Mario Esposito
oggetto: Mosaico terminatore lunare
data: 21/05/2005
località: Campocatino, Guarcino (FR)
strumentazione: 25cm f/9 apochromatic refractor + philips toucam pro II – fuoco diretto
note: no filtri. IRIS 4.33. mosaico di 5 img ottenute da 5 filmati .avi