La colonizzazione umana di Marte
Il motto degli studiosi e degli esperti è senza dubbio: “Dove c’è acqua c’è vita”. E ciò fa ben sperare tutti noi.
Nel 1965 la sonda Mariner 4 inviò sulla Terra le prime foto di Marte, scattate durante un passaggio ravvicinato che presentavano un pianeta molto simile alla Terra, anche se molto più freddo e con la presenza di molti crateri, simili a quelli lunari. Inoltre l’atmosfera si presentava molto rarefatta e composta principalmente da anidride carbonica. In tali condizioni la vita non aveva alcuna possibilità di esistere.
Nel corso degli anni, poi, le ipotesi di questo tipo furono abbandonate grazie alle sonde successive che mostrarono un’immagine morfologica del pianeta molto diversa. Vulcani di dimensioni doppie rispetto a quelle terrestri, canyon con profondità paragonabile a quella oceanica, bacini simili a quelli di fiumi.
Le sonde attualmente impegnate negli studi marziani stanno dando ancora un’altra immagine del pianeta rosso. Ma dove è andata a finire tutta l’acqua? Secondo una recente teoria, i mutamenti climatici a cui è stato sottoposto Marte ha fatto evaporare lentamente l’acqua, erodendo e frantumando lo strato lo strato di polvere. L’acqua può infatti rimanere allo stato liquido solo quando temperatura e pressione sono sufficientemente elevate. Diminuendo la temperatura, l’acqua congelerebbe; diminuendo la pressione, l’acqua sublimerebbe, cioè passerebbe direttamente allo stato aeriforme.